martedì 11 ottobre 2016

Step 04: Il bianco nella mitologia

Nel passato il colore bianco era simbolo di candore, luce e purezza. Sono molti, infatti, gli oggetti e i materiali di tale tonalità impiegati nell'uso comune: marmo, calce, argilla, e anche tessuti come il lino. 
Osservando il ruolo del bianco nei testi antichi, si nota che esso compare nel primo atto della creazione, in cui si esce dal buio del caos, creando il binomio luce-buio/giorno-notte. Questa tonalità si ritrova in immagini di un uovo rilucente, di volo di un uccello, del loto, fiore sacro dai cinque petali bianchi, perciò gli si attribuisce un significato di forza in grado di plasmare la materia.
Un altro ruolo chiave è legato al concetto di epifania divina, ovvero di fenomeni così inspiegabili all'essere umano, che ne attribuivano il verificarsi alla divinità. In queste eventualità il colore bianco, unito a quello dell'oro, attribuiva a qualsiasi opera un'aura sovrannaturale. 
Lo stesso concetto di purezza, legato soprattutto alla donna, si serve di tale tonalità come simbolo appunto di candore. Infatti, viene anche raccontato nella fiaba di Biancaneve, la cui protagonista, una giovane ragazza, è appunto di carnagione chiara, caratteristica che ne evidenza integrità fisica e morale. Per l'appunto indossare vesti bianche, compiere lavaggi e detersioni erano parte di rituali che rendevano l'individuo integro e degno di conoscere la verità divina.
Al contrario di ciò che comunemente si pensa, antichi popoli come Greci, Romani e Fenici vestivano i defunti con un manto bianco, poiché quest'ultimo, avvicinandosi alla divinità, doveva rispettarne i valori.
Il bianco ha anche un significato più recente che va ritrovato negli studi alchemici, esso ricorda purezza, verginità, e luce che crea e plasma il mondo. Tale concetto si riscontra anche nella religione cristiana, dove la divinità si definisce come colei che illumina il mondo, liberandolo dalle tenebre.
Persino nella mitologia greca è identificato come il colore di una forza benefica, di creature speciali come unicorni e uccelli bianchi. Nel mito di Iris, la messaggera degli dei vestita di arcobaleno, questa tonalità è indice di integrità.
Anche nella cultura buddhista il bianco è simbolo di purezza, candore, di un pensiero in grado di trasformare l'illusione della conoscenza in verità.

La leggenda del serpente bianco 

Si tratta di un racconto cinese, la cui trama risulta essere abbastanza semplice. Vi è un protagonista (lo studente Xu Xian), un’amata (il serpente bianco), un amore contrastato da un terzo (il monaco Fahai) ed un quarto personaggio, ora alleato, ora avversario del protagonista, la sorella del serpente bianco (il serpente verde).
I due serpenti vivono sui monti Emei, sacri sia per il buddhismo sia per il taoismo, quando un giorno decidono di scendere sulla terra. Nella città di Hangzhou, nei pressi del Lago Occidentale, incontrano Xu Xian, ed il serpente bianco se ne innamora. I due si sposano ma sulle tracce del “demone” vi è il monaco Fahai, che tenta di convincere Xu Xian che la moglie non è umana. Segue una lotta alla fine della quale il serpente bianco viene sconfitto da Fahai. Infatti, Fahai (letteralmente “oceano della legge”) era il bene supremo, il monaco vestito di giallo (il colore del sacro e del potere) che combatteva il male, ossia il serpente vestito di bianco (il colore della morte), salvando Xu Xian, dietro al quale si può intravedere la rappresentazione del genere umano. 

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Quinto Sertorio

Il romano Quinto Sertorio, mentre era generale in Lusitania, addomesticò un cervo bianco che allevava quasi fin dalla nascita. Facendo leva sulle superstizioni delle tribù locali, raccontò che gli fosse stato donato dalla dea Diana e attribuì la propria intelligenza all'animale, tanto da convincere i locali che aveva il dono della profezia. Anche in questo caso il bianco denota il raggiungimento di verità e conoscenza.


La leggenda del bufalo bianco

A due guide Lakota mandate in cerca di selvaggina apparve una donna bellissima vestita di pelle di daino bianca che disse loro: "Vengo dalla Gente Bella e sono stata mandata sulla Terra per parlare con il vostro popolo. Andate dal vostro capo e ditegli di preparare il grande tipì del consiglio. Esso dovrà essere piantato al centro del cerchio del villaggio con l'entrata rivolta ad oriente. Ho cose di grande importanza da dire al vostro popolo. Sarò al villaggio all'alba". Riferito l'accaduto al capo tribù, fu approntato tutto così come richiesto. Paura ed eccitazione si impadronirono di ogni abitante del villaggio per l'imminente visita della donna misteriosa. Quando il giorno spuntò ella apparve, vestita come la guida aveva raccontato: recava nella mano destra il cannello di una pipa e nella sinistra il suo fornello. Entrata nella tenda, si sedette al posto d'onore e disse che il Grande Spirito era contento della fedeltà, della reverenza e dell'onestà della Nazione Sioux. I Sioux vivevano nel bene contro il male, nell'armonia contro la discordia e perciò erano degni di ricevere la pipa che ella custodiva per l'umanità. Essa era il simbolo della pace tra gli uomini. Fumare la pipa significava comunicare con il Grande Spirito. 


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Pegaso

Pegaso è una figura della mitologia greca, corrispondente ad un bianco cavallo alato. Secondo il mito, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore. Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizialmente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori fino all'Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da Atena, viene successivamente addomesticato da Bellerofonte, che se ne serve come cavalcatura per uccidere la Chimera. Dopo la morte dell'eroe, avvenuta per essere caduto da Pegaso, il cavallo alato ritorna tra gli dei. Nella famosa gara di canto tra le Muse e le Pieridi, Pegaso aveva colpito con uno zoccolo il monte Elicona, che si era ingigantito fino a minacciare il cielo dopo aver udito il celestiale canto delle dee. Dal punto colpito dallo zoccolo di Pegaso nacque una sorgente, chiamata Ippocrene, o "sorgente del cavallo". Nello stesso modo, Pegaso fece scaturire una sorgente a Trezene. Terminate le sue imprese, Pegaso prende il volo verso la parte più alta del cielo e si trasforma in una nube di stelle scintillanti che hanno formato una costellazione, tuttora chiamata Pegaso.

Il mito della caverna


Platone (per bocca di Socrate) immagina gli uomini chiusi in una caverna, gambe e collo incatenati, impossibilitati a volgere lo sguardo indietro, dove arde un fuoco. Tra la luce del fuoco e gli uomini incatenati vi è una strada rialzata e un muricciolo, sopra la strada alcuni uomini parlano, portano oggetti, si affaccendano nella vita di tutti i giorni. Gli uomini incatenati non possono conoscere la vera esistenza degli uomini sulla strada poiché ne percepiscono solo l'ombra proiettata dal fuoco sulla parete di fronte e l'eco delle voci, che scambiano per la realtà. Se un uomo incatenato potesse finalmente liberarsi dalle catene potrebbe volgere lo sguardo e vedere finalmente il fuoco, venendo così a conoscenza dell'esistenza degli uomini sopra il muricciolo di cui prima intendeva solo le ombre. In un primo momento, l'uomo liberato, verrebbe abbagliato dalla luce, la visione delle cose sotto la luce lo spiazzerebbe in forza dell'abitudine alle ombre maturata durante gli anni, ma avrebbe comunque il dovere di mettere al corrente i compagni incatenati. I compagni, in un primo momento, riderebbero di lui, ma l'uomo liberato non può ormai tornare indietro e concepire il mondo come prima, limitandosi alla sola comprensione delle ombre.

Nel mito della caverna la luce del fuoco rappresenta la conoscenza, gli uomini sul muricciolo le cose come realmente sono (la verità), mentre la loro ombra rappresenta l'interpretazione sensibile delle cose stesse (l'opinione). Gli uomini incatenati rappresentano la condizione naturale di ogni individuo, condannato a percepire l'ombra sensibile (l'opinione) dei concetti universali (la verità), ma Platone insegna come l'amore per la conoscenza (la filosofia stessa) possa portare l'uomo a liberarsi delle gabbie incerte dell'esperienza comune e raggiungere una comprensione reale e autentica del mondo.


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Fonti: http://indianiamerica.it/tradizione/leggenda-nativi-americani-siouxhttps://it.wikipedia.org/wiki/Pegaso_(mitologia)http://www.riflessioni.it/dizionario_filosofico/caverna-platone.htmhttps://it.wikipedia.org/wiki/Cervo_(mitologia).

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